
Due limpidi occhi azzurri ed un irresistibile accento toscano che fanno innamorare di lei ancor prima che dei suoi profumi. Una persona schietta, vera, autentica, che si è fatta da sola, capace di creare irresistibili fragranze, sempre a metà strada tra il Paradiso e l’Inferno, tra il peccato ed il piacere. Francesca Bianchi è uno degli astri nascenti della profumeria indipendente e di nicchia, che in pochi anni ha raggiunto una fama tale da essere annoverata in tutte le liste di migliori profumi su blog e piattaforme dedicate all’argomento. Il suo segreto? Ce lo racconta in questa nuova PINKterview tutta dedicata all’universo dei profumi Francesca Bianchi.

A differenza di molti nasi, non hai studiato profumeria in maniera convenzionale, ma l’hai fatto da autodidatta. Quali sono state le maggiori difficoltà che hai incontrato in questo percorso?
Con il senno di poi mi sono resa conto di essermi imbarcata in un percorso gigantesco, pieno di ostacoli, di frustrazioni, di vicoli ciechi, di ripensamenti, perché adesso che ho imparato qualcosina riconosco che la vastità della mia ignoranza è incalcolabile. Allora cerco di focalizzarmi su specifici progetti, cercando di aumentare le mie conoscenze in relazione ad essi, senza l’ambizione di poter dominare tutta la materia.
Certo, la possibilità di un insegnamento canonico – cioè di una spiegazione sistematica e completa e di qualcuno che corregga o guidi il percorso di apprendimento – è vantaggio enorme che a me è mancato. Ci sono però dei capisaldi su cui ho potuto fondare la mia crescita e, diciamo, la possibilità di uscire con dei lavori che avessero un senso, una struttura. Prima di tutto la disciplina e la perseveranza – caratteristiche che mi accompagnano dalla mia gioventù – frutto a volte di testardaggine e sfida personale. Mi sono anche avvalsa di molti libri tecnici, dell’aiuto di alcuni amici profumieri che mi hanno dato preziose indicazioni, tra i quali non posso non citare Roberto Dario e Giovanni Sammarco.
Ma il caposaldo più importante in tutta questa impresa è la visione artistica, la volontà di indagare nella mia interiorità e nelle mie emozioni: questa è la bussola che mi indica, passo dopo passo, la materia prima da aggiungere, via via, in una creazione in fieri. Voglio creare qualcosa che scaturisca emozioni non esprimibili a parole, stati d’animo che solo l’odore possa specificamente suscitare. Senza una direzione artistica – e non intendo l’immagine olfattiva da ricreare, ma la sensazione, la scintilla emotiva che voglio rappresentare – senza questo non mi siedo neppure per comporre qualcosa, posso al più sperimentare accostamenti o lavorare su ricostituzioni o basi.
Qual è stato il primo profumo – tra quelli attualmente in commercio – che hai creato?
Per continuare la tradizione delle terribili imprese, quando decisi di uscire con la mia linea scelsi non uno ma tre tra le decine di esperimenti che avevo in cantiere. Scelta che adesso mi pare scellerata, ma funzionò.
Angel’s Dust doveva racchiudere tutto ciò che di talcato potevo reperire, dando quindi l’impressione di una donna seducente e innocente allo stesso tempo, un immaginario un po’ rococò, impolverato di ciprie e malizia. Sex and the Sea parte da una base da me studiata che ricrea l’odore della mia pelle al mare. Un odore intrigante e confortante allo stesso tempo, fatto di lozione al cocco, salsedine, sudore. Infine, The Dark Side è stato l’esito della mia ricerca del mio profumo incensato, orientale, opulento, dalla ricchezza così spessa da risultare scuro, ma con un cuore morbidissimo e seducente.
(Neanche a farlo apposta, questi sono i miei 3 profumi preferiti di tutta la linea, nda).
Vivi ad Amsterdam, città emblema della trasgressione: come si riflette questo tuo milieu nelle tue opere? Quanto credi ti abbia aiutata vivere in una città così mentalmente aperta nel tuo lavoro e nella tua vita?
Difficile dirlo. La trasgressione si trova in qualsiasi città (…parlo per sentito dire…), a scavare bene. Forse Berlino dove ho vissuto in gioventù è un pezzo più avanti, non saprei. Certo ad Amsterdam, per via della cultura libertaria e tollerante olandese, la trasgressione è vissuta in modo più ‘normale’, non è reclusa e per questo non c’è la necessità di sbandierarla per affermarla, convive tranquillamente con il borghesissimo aspetto di città children-friendly. Come se tutto fosse ammesso, a patto che ognuno rispetti l’altro – questo è il principio della libertà olandese. Nessuno ti impone dei valori, ma tu devi rispettare quelli altrui.
Detto ciò, la possibilità di frequentare persone che trovano serenità e libertà nel definire la propria identità, lavorativa ma anche di genere e di gusti sessuali, questa rilassatezza senza censure ma anche senza morbosità, ha sicuramente influito nel mio percorso di avvicinamento al piacere sensoriale dell’olfatto e all’indagine della mia emotività e sensualità.
E della Toscana, invece, la tua terra natia, cosa ti porti dietro?
Tantissimo, più di quanto possa rendermi conto! Non mi piace indulgere nel banale luogo comune dei confortanti ricordi olfattivi dell’infanzia, ma inevitabilmente ci si portano dietro e ci segnano: la lavanda, il caprifoglio, le rose del giardino della mamma, i campi di camomilla vicino a casa, il finocchio selvatico che si andava a cercare nei campi con la nonna, il profumo di incenso e di pietra della chiesa del mio paese, il profumo del vino che il babbo imbottigliava… I miei genitori erano artigiani, e ho conosciuto tanti altri artigiani dalla raffinatissima manualità, nella lavorazione dell’abbigliamento e della pelle. Vedere i processi produttivi, capire come si fanno le cose è un bagaglio che mi porto dietro e mi aiuta nello sviluppo di nuovi progetti.
Ho avuto anche la fortuna di conoscere Lorenzo Villoresi, in un mio momento di grandissima incertezza esistenziale. Le sue incoraggianti parole mi portarono a pensare alla profumeria non come un sogno irraggiungibile ma come un obiettivo possibile, verso cui lavorare. Chissà se lui se lo ricorda, ma io gli sono perennemente grata…
Firenze, Amsterdam, ma c’è un altro luogo del cuore che ha influenzato la tua vita ed il tuo lavoro: Marrakech…
Il Marocco è un paese che mi piace moltissimo, e in particolare Marrakech è rimasta nel mio cuore. La prima volta ci sono andata un po’ all’avventura, e forse quella sensazione di totale libertà che provai è rimasta connessa a quel luogo. La seconda volta ci sono tornata quando stavo studiando profumeria senza un piano preciso, e ritornare in quella città – dove ho ricercato delle materie prime in luoghi diversi dai percorsi turistici ordinari – mi ha dato lo stimolo per pensare, sedermi e fare un piano…

C’è un gioco sempre sottilmente erotico che allude al sesso, al fetish, alla perversione nel tuo brand e nei tuoi profumi. Che rapporto hai con il sesso?
Sono una persona estremamente privata, direi quasi timida, rispetto alla mia sfera sessuale, anche se ciò potrà meravigliare qualcuno. Il focus rispetto alla sensualità nelle mie creazioni esprime un invito ad avvicinarsi alla propria sfera intima, alla propria umanità spoglia, fatta di fisicità ma anche di emozioni complesse e conflittuali, una sfera libera da sovrastrutture mondane, che si immerge nel profondo. Sicuramente c’è un richiamo al gioco erotico, ma non è mai ‘sesso sfrenato e selvaggio’, semmai esprime di più una sensazione di piacere nell’essere a proprio agio con la propria fisicità.
Sui tuoi profili social condividi spesso e volentieri recensioni che blogger e youtuber dedicano alle tue fragranze. Quanto pensi sia importante per un’azienda moderna avvalersi di nuovi strumenti di pubblicità e comunicazione, come gli influencer ed i blog?
Ci sono molti tipi di aziende, e io parlerò solo di quelle della mia tipologia, ossia piccole aziende guidate da una persona, che è anche l’unica persona che lavora, con piccolo o nessun budget per campagne pubblicitarie vecchio stile (carta stampata, la televisione non ne parliamo proprio). Per aziende di questo tipo i blogger e youtuber sono sicuramente un veicolo importante per far conoscere la propria produzione. Io non faccio collaborazioni pagate, perché non mi pare corretto nei confronti degli appassionati di profumi che stanno considerando di mettersi in casa un mio profumo, ma posso contare sull’amicizia professionale di una serie di influencer (youtuber, blogger, instagrammer) cui faccio conoscere le mie uscite e loro decidono in libertà se è il caso di uscire con una review o meno.
Ho la fortuna di conoscere persone molto corrette, sia con 1.000 che con 500.000 followers, che hanno come priorità non compiacere me, non ricevere profumi gratuitamente, semmai creare contenuti di qualità per il proprio canale, pensando prima di tutto al loro pubblico. Questo è il loro primo valore, che io rispetto tantissimo, motivo per cui sono certa che potranno essere in grado di offrire una recensione interessante e non una inutile celebrazione sperticata (quando il numero di ‘oh my God’ e ‘gorgeous’ supera il 3, siamo in quel caso). Tra l’altro, pensare a fare felice il proprio pubblico è l’unico modo per poter crescere, per gli influencer come per qualsiasi brand.
So che sei laureata in Storia dell’Arte e hai lavorato per anni nell’editoria d’arte. Se Francesca Bianchi fosse un libro, quale sarebbe?
Non so come scegliere tra i migliaia di libri che ho. Ti dico proprio il primo che mi viene in mente per levarmi d’impiccio da questa spinosa domanda, ma potrei cambiare idea tra un minuto: “I Fratelli Karamazov” di Dostoevskij. Uno dei libri che mi sono piaciuti di più, che sento più vicino per la complessità della storia e dei personaggi, che parla di grandezza e miseria, di bassezze e altezze morali, di pazzia e purezza, di materialità e spiritualità. Sono affascinata dai contrasti, credo di esserne posseduta, e di volerli rappresentare attraverso i profumi.
Hai da poco lanciato una linea di oli per il corpo declinati nelle tue tre fragranze più famose. Cos’altro possiamo aspettarci da Francesca Bianchi nel futuro?
Ok, mettetevi comodi. Ho tantissimi progetti e vorrei fare tutto e subito, ma bisogna mettersi l’anima in pace e seguire i progetti uno alla volta, perché l’energia che lo sviluppo di un nuovo progetto richiede è atomica (soprattutto se una persona è una maniaca del controllo di tutto come me).
Attualmente sto lavorando a una serie di accessori in pelle che definirei pop-fetish. Creerò un nuovo brand per rappresentare questa nuova visione, ovviamente ci saranno anche dei profumi dedicati. Poi forse ti ho detto che sono appassionata (fanatica forse è più corretto?) di cosmetica: in passato ho anche sperimentato formulazioni (con principi attivi, emulsionanti, conservanti, etc…). Chiaramente per lo sviluppo di un progetto mi appoggerò a cosmetologi e formulatori. Il progetto è ancora in mente dato che sto ancora riflettendo su COSA voglio offrire esattamente, quindi ancora non sono in con le mani in pasta veramente. Ma l’idea c’è.
Detto ciò, il mio sogno segreto è avere un/una assistente personale: vedremo se il prossimo anno la porterà…
