• English

INTERVISTA A FELICIA KINGSLEY

2 Ottobre 2020
intervista felicia kinglsey

È la nuova stella dell’editoria, l’anello mancante tra Sophie Kinsella e E. L. James, visto che nei suoi romanzi ci sono moda, glamour, amore, ma anche sesso: Felicia Kinglsey –  pseudonimo dietro la quale si cela una ragazza italianissima nata nella provincia di Modena, di professione architetto – è l’autrice dei romanzi femminili più “cool” del momento. Il suo primo romanzo “Matrimonio di convenienza” ha fatto da apripista ad una serie di libri inseriti nel genere “chick lit” che ha appassionato milioni di lettrici italiane. Da quando l’ho scoperta, ho letteralmente divorato i suoi romanzi uno dopo l’altro, appassionandomi sempre di più alla sua prosa divertente, glamour e sagace.

Apprezzo che le sue eroine non sono combinaguai alla Becky Bloomwood che aspettano che qualcuno metta ordine nelle loro vite, ma ragazze indipendenti, in gamba ed in carriera che affrontano la vita a testa alta e alle loro condizioni. Cenerentole moderne che si innamorano del pirata di turno, e non del principe azzurro, in storie d’amore così avvincenti che insinuano nuove e altissime aspettative sugli uomini, ma anche su noi stesse. Ho voluto intervistarla per la mia serie di PINKterviews, per capire come nasce un romanzo femminile, e come funzioni il mondo dell’editoria moderna in Italia.

Felicia, architetto di giorno, scrittrice di notte. Hai una vita segreta come quelle dei supereroi!

In realtà essendo libera professionista, le due attività non hanno confini precisi. Posso gestire le mie scadenze e organizzare la mia agenda riuscendo a trovare spazio anche alla scrittura! La cosa più impegnativa è conciliare l’ispirazione: ci sono giorni in cui magari ho più tempo per scrivere ma magari in testa non ho nulla, quindi mi dedico ad altro.

Il tuo primo romanzo “Matrimonio di convenienza” è stato auto-pubblicato. Cosa ti ha portato a questa scelta? È stato più difficile rispetto all’essere pubblicati da una casa editrice?

In realtà è stata proprio la possibilità di autopubblicare a darmi lo slancio per mettermi a scrivere sul serio e finire una storia! Ho sempre scritto per il mio piacere però, non avendo un traguardo finale, finivo per abbandonare a metà i miei progetti. Sapere che avrei potuto sottoporre una mia storia ai lettori senza dover attendere valutazioni terze mi ha motivata. Self ed editoria sono diversi, ognuna ha le proprie difficoltà: nel primo caso bisogna riuscire a fare tutto in autonomia, quindi acquisire competenze a 360°: l’editoria tradizionale ti porta a confrontarti con altri punti di vista che ti spingono a guardare il tuo lavoro sotto un’altra luce.

Per promuovere il tuo primo libro hai sapientemente utilizzato il passaparola e la visibilità di blogger e influencer per promuovere il tuo lavoro, e trovo carino che hai sempre un pensiero di ringraziamento per loro alla fine dei tuoi libri. Come si rapporta il mondo dei social media a quello dell’editoria? Che ruolo hanno per te i blogger e gli influencer in questo contesto?

Come hai detto tu, i bookblogger sono fondamentali nell’innescare il passaparola, che è la miglior pubblicità che può avere un libro! Intorno ai blog, alle pagine Instagram e ai gruppi Facebook si radunano molti lettori, che in questo modo sono sempre aggiornati sulle novità e hanno modo di confrontarsi tra loro sui romanzi che leggono. Chi sottovaluta il potere del web, sbaglia.

In “Due cuori in affitto” parli del mondo del lavoro come un ambiente sessista e maschilista, che non tiene in considerazione l’opinione delle donne in quanto sono “idee con la vagina”. Anche a te è capitato di essere discriminata come succede a Summer?

Lavoriamo in campi molto diversi, lei nelle produzioni televisive, io in architettura, ma credo che alcuni atteggiamenti siano trasversali. Per mia fortuna non ho mai vissuto esperienze sessiste perché tutti i miei colleghi cono persone estremamente rispettose ed educate, e sanno mettere il lavoro di squadra e il raggiungimento dell’obiettivo davanti a tutto. Questo però dipende dal contesto: se il quadro lavorativo è ad alto tasso di competizione, i colpi bassi e le frecciatine possono esserci finanche a sminuire una collega solo perché donna.

Quanto c’è di autobiografico nei tuoi lavori?

Assolutamente niente. Siamo abituati a percepire le autrici come donne che scrivono il proprio diario e poi lo pubblicano, come se non sapessero raccontare altro che la propria vita in versione romanzata, ma non è così! Le mie storie le invento di sana pianta: non c’è nulla di autobiografico in una truccatrice che sposa un duca inglese per convenienza, nulla con una ragazza che perde una scarpa da trecentomila dollari nella metro di New York e men che meno, nulla in comune con due ladri che devono recuperare un manufatto perduto. L’unico forse che si riconnette a una mia esperienza personale è “Stronze si nasce”, ma il solo punto di tangenza è il fatto di aver avuto un’amica opportunista, ma credo si un’esperienza comune al 90% delle persone…

Felicia in un artwork di Marco Fabbri x The Lookmaker

A differenza di molti romanzi del genere chick-lit, i tuoi contengono un elemento insolito: il sesso. Sesso forte, bollente, raccontato in maniera abbastanza disinibita. Le tue protagoniste sono sicuramente molto emancipate in questi termini, tanto che Riley si lascia andare ad una one night stand con il suo pirata che la crede lesbica in “Cenerentola a Manhatthan”. Quanto pensi sia importante poter parlare liberamente di sesso, anche per una donna, ai nostri tempi? Credi che le donne vogliano sembrare più puritane di quanto non siano in realtà?

In realtà è proprio il chick-lit che ha sdoganato il sesso nei romance. Prima degli anni 2000 il romance chiudeva il lettore fuori dalla camera da letto perché era comunque un tabù e l’eroina doveva essere romantica, senza esplicitare il suo sex drive.

Credo fortemente che il sesso nei romanzi scritti da donne vada esplicitato, difeso ed esaltato. È una questione di riappropriazione: gli uomini scrivono da sempre di sesso e vengono sempre applauditi come profondi indagatori dell’intimo umano, mentre per una questione di pudicizia, la donna che scrive di sesso è ancora additata come una “frustrata”. Nei miei romanzi il sesso non è la componente principale, spesso arriva ben oltre la metà del romanzo, magari si tratta solo di un paio di scene (e comunque non entrano nella dettagliata descrizione degli annessi riproduttivi), però c’è e lo manterrò. Se il sesso non fosse roba da donne allora come mai siamo noi a mettere al mondo i figli?

Non solo chick-lit: il tuo ultimo lavoro, “Prima regola non innamorarsi”, ha una trama degna di un thriller di Dan Brown. Cosa ti ha spinto ad uscire fuori dalla tua comfort zone e “pensare fuori dai quadrati”, come direbbero i tuoi personaggi?

Volevo fare qualcosa di diverso. Credo che un autore debba rinnovarsi in continuazione, sia per onestà intellettuale verso i lettori, sia per stimolo personale. Io amo molto i film che trattano di rapine, truffe, furti e colpi grossi e ho voluto mettermi alla prova in questa direzione, sfruttando anche il baglio di studi acquisito studiando architettura. Ci ho messo due anni tra ricerche, progettazione delle storyline (quella di Casanova, quella della treasure hunt e quella della storia d’amore) e stesura, però alla fine è venuta fuori una storia di cui sono molto contenta.

Il romanzo ci porta a Venezia, all’inseguimento di un fantomatico diario di Giacomo Casanova. Ci sono tantissimi dettagli e descrizioni che immergono il lettore nel vivo dell’azione, e largo spazio a quello che è il tuo primo amore, l’architettura. Che tipo di ricerche hai fatto per la stesura?

Sono partita dalla biografia di Casanova per individuare le zone grigie su cui potevo lavorare, poi sono passata alla ricerca su Venezia perché un conto è la lettura architettonica della città, un altro è trovare i misteri intrinseci a ogni dettaglio. Per farlo mi sono dedicata a ricerche digitali, la classica biblioteca e archivi storici.

Che consigli ti sentiresti di dare ad una persona che si accinge a scrivere un libro?

Qui ci vorrebbe un’intervista a parte! Posso dirti che sto già facendo un percorso di condivisione di consigli derivanti dalla mia esperienza e li ho raccolti tutti nella rubrica “Cose da scrittori” sul mio blog http://www.feliciakingsley.com/

I tuoi libri si chiudono sempre con una playlist dei brani che hanno accompagnato la stesura del romanzo. Se dovessi scrivere la playlist della tua vita, invece, quali brani non potrebbero mancare, e perché?

Sicuramente molte canzoni di Florence+the Machine: impossibile scegliere quali però, perché le amo tutte!

 Stai già lavorando a qualcosa di nuovo? Ci puoi anticipare qualcosa?

Guai a fermarsi! Ho un romanzo finito che sarà messo presto in calendario di pubblicazione e potrebbe uscire agli inizi del 2021, nel frattempo sto lavorando alla struttura di una nuova storia…

enrica