
Molti bambini innamorati della moda, fin da piccoli, sognano di diventare stilisti. Sfogliano le riviste di moda e guardano colori, forme, tessuti, utilizzando la loro vista, ma Cristian no: Cristian era un bambino speciale che, ancor prima di vedere, sentiva. Guidato dal suo olfatto, seguiva le scie di profumi costosi per via Montenapoleone, i bouquet di fiori pregiati negli atelier dei grandi designer, le fragranze di tendenza utilizzate dalle modelle del jet set internazionale, imparando a discernere i diversi odori e le materie prime. La sua passione per la moda lo ha portato a scoprire un amore altrettanto grande, che oggi è il suo lavoro: i profumi.
Cristian Cavagna è uno dei massimi esperti della profumeria italiana: fondatore del gruppo Facebook dedicato alla profumeria Adjiumi, ha condotto la prima edizione di RAW al Pitti Fragranze, è stato giudice dell’Accademia del Profumo in qualità di esperto del settore e sarà uno dei presentatori del progetto “Parma – Città del Profumo”. Oltre a questo, è anche un grandissimo amico, ed un meraviglioso confidente. Non potevo scegliere nessun altro se non lui per dare il via alla mia nuova serie di interviste qui sul blog – le mie “Pinkterviews” – per condividere con voi le storie delle persone che ci sono dietro il mondo della bellezza e della moda, e che oggi giorno ci ispirano e mi ispirano con i loro vissuti.
Cristian Cavagna è un uomo sereno, realizzato, con tante idee per la testa, tutte che profumano di successo. Ha voluto raccontare la sua “breve storia felice”, così come la definisce lui stesso, sulle pagine di The Lookmaker, e oggi che è il suo compleanno ho voluto fargli un regalo rendendo omaggio a lui e alla sua più grande passione che ci ha fatto conoscere e che ci accomuna: quella per i profumi.

Cristian, com’è nato il tuo amore per la profumeria?
Ho iniziato ad interessarmi ai profumi grazie alla moda: negli anni ’90 ho collaborato con un’agenzia di modelle, una di quelle che seguiva le super top. Ricordo gli odori di tutti i templi della moda e delle stanze dove si facevano i fitting (le prove) qualche giorno prima della sfilata: il mughetto di Dior, il giacinto e i fiori freschi alla maison Ferrè, e l’inconfondibile profumo di fiori bianchi al palazzo Versace in Via del Gesù, che veniva indossato da parecchi componenti dello staff, forse per ordine di Donatella. Le strade, invece, odoravano di quello che è considerato ufficialmente uno tra i primi profumi senza sesso – il CK One – e Milano era tappezzata da fotografie di Kate Moss.
Il profumo è stato una conseguenza dei miei studi: la moda ha segnato il mio modo ed il mio gusto di fare arte olfattiva, e continua a farlo anche oggi, anche se in maniera diversa. A quei tempi i profumi erano delle storie vere, non uscivano boccette a caso: Joy aveva un significato, L’Interdit era la Hepburn, Paillettes un profumo “molto Coveri”, e Roma era una coperta di cashmere della Biagiotti. Tutto aveva un senso, dai nomi, alla forma delle scatole, alle bottiglie. I brief erano i marchi stessi, e così, tra uno scaffale e l’altro, cercavo di capire quanto fosse in linea un profumo con la rispettiva maison. Mi sono avvicinato così sempre di più al mondo della profumeria, che per me è una forma di arte contemporanea.
Quando è nata l’idea di creare un gruppo su Facebook?
Adjiumi è nato ben 15 anni fa: ho voluto creare un ambiente dove tutti potessero parlare liberamente la lingua del naso, una piazza fatta di regole – scomode per qualcuno ma necessarie per una sana convivenza. Ho creato una comunità che potesse raccogliere i rappresentanti di tutta la filiera, e Adjiumi rappresenta, in piccolo, l’andamento della profumeria in Italia, ma anche i gusti e le scelte degli appassionati.
So che se lo chiederanno in tanti, e quindi non posso evitare la domanda: cosa significa ADJIUMI?
Adjiumi non significa assolutamente nulla, ma mi piace quando me lo chiedono, amo le persone curiose. È una parola che mi sono inventato io: ha la stessa consistenza di un profumo, c’è ma non lo vedi, lo senti ma non lo puoi toccare.

Il tuo gruppo ha un minor numero di utenti rispetto a tanti altri, ma ha un tasso di interazione e partecipazione organica più alto di chiunque altro: a cosa pensi sia dovuto tutto questo successo?
Leggerezza, preparazione e condivisione. Sono tra le cose che ho messo al primo posto nello sviluppo di questo progetto, e sono i punti che mi hanno spinto a scendere in campo a favore della profumeria.
So che stai lavorando a dei progetti personali riguardo la profumeria: puoi svelarci qualcosa?
Da un po’ di tempo collaboro con alcune aziende per lo sviluppo di nuovi prodotti, o revamping di prodotti già esistenti, selezione materie prime, valutazioni di fragranze; adesso ho deciso anche io di comporre – insieme ad amici nasi – le mie fragranze, progetti a numero limitato che vedranno la luce molto presto. La prima sarà una tuberosa, che come tutti sanno è il mio fiore preferito: ci lavoriamo da 2 anni e abbiamo scelto un’assoluta naturale davvero eccezionale! Ci sarà un profumo dedicato al gruppo per i suoi 15 anni, una vaniglia, tra le materie prima del momento, e la bottiglia vuole ricordare una zolletta, con tanti riferimenti ad una torta di compleanno. In cantiere ci sono anche un libro e delle T-shirt “profumate”… insomma, sono molto impegnato ma anche molto felice, SI SENTE? 🙂
Per chiudere questa intervista, ti rivolgo la domanda che fai sempre ai personaggi che intervengono in diretta sul tuo gruppo: come ti auguri per il futuro della profumeria?
Auguro collaborazione, condivisione, auguro punti di incontro, coesione, trasparenza; perché da soli non si va da nessuna parte. Se uno decide di intraprendere questo lavoro da solo, rischia di affogare. Chi, invece, vuol prendere il largo in compagnia, nei momenti difficili o di stanchezza è molto probabile che possa trovare conforto sul naso di qualcuno, per riprendere fiato e ripartire.
Ripartire da una cultura della profumeria, da una formazione, dall’informazione corretta, da una ricerca di contenuti e di storie vere, meno favole, più attenzione al contenuto e meno al contenitore. Ci deve essere più attenzione, più storia: il vestito è importante, ma l’interno deve essere ancora più importante, altrimenti diventiamo solo manichini, per restare in tema di moda. Come la composizione di un profumo, anche noi abbiamo bisogno di testa, cuore e fondo.
E il tuo futuro, invece, come lo vedi?
Andy Warhol cercava di cambiare e racchiudere la sua vita di 3 mesi in 3 mesi, e lo faceva archiviando via via gli odori ed i profumi che avevano caratterizzato quel periodo, mettendoli da parte, vivendo il profumo come una forma d’arte. Anche io faccio lo stesso, cercando di scacciare la paura di dimenticare le cose belle “spruzzando” i profumi e rivivendole in ogni minimo dettaglio anche a distanza di mesi, di anni. D’altronde, è scientificamente provato che chi ricorda con l’olfatto ha una percezione dei dettagli molto più sviluppato di chi ricorda con altri sensi, come la vista. Basta sentire un odore che ti si rimaterializza tutto in maniera molto più vivida e colorata. Ecco, il mio futuro lo vedo così: fatto di colori, di materia, di profumi. Fragrante, pieno di stimoli e di collaborazioni. Farò di tutto per avere cura della mia passione, che mi aiuta ad arricchire la mia vita e a tenere a bada la malinconia.
