
DEA EX MACHINA
Chi mi conosce sa che sono un’appassionata di mitologia greca fin da quando ero bambina. Invece di regalarmi libri di fiabe, i miei genitori mi regalavano racconti dei miti e degli eroi greci, e amavo immergermi in quelle storie di dei, satiri e ninfe. A dieci anni sapevo tutto l’alfabeto greco che avevo studiato sui libri di liceo di mia sorella (anche se non ho mai studiato greco, perché ho fatto il liceo scientifico) ed ho sempre sentito una forte affinità con la Grecia e la cultura ellenica.
Dopo il mio metodo di analisi del colore – la gemmocromia – cercavo un metodo altrettanto originale per parlare di stile personale. Ho quindi deciso di associare ad ogni cliente che analizzo una dea, che condivida le caratteristiche di stile personale di ciascuno di noi. È così che nasce il mio progetto “Dea Ex Machina”.
L’idea di associare i tipi di donna alle dee greche mi è venuta molti anni fa, quando ho visitato una mostra dedicata a Marilyn Monroe nel palazzo di Ferragamo a Firenze. Era proprio lo stilista italiano a suddividere le donne in Cenerentole, Veneri e Aristocratiche in base al numero di scarpa che calzavano – con la Venere che rappresentava la misura ideale, il 37. Pensando a che dea sarei potuta essere io all’interno di un “Olimpo dello stile”, mi è venuto naturale comparare il mio fisico alto, slanciato a muscoloso a quello di Artemide, dea della Caccia: immaginavo una ragazza svelta e atletica che correva nei boschi insieme ai suoi animali, con un fisico agile e dalla muscolatura sviluppata, ma pur sempre elegante e flessuoso. E poi mi è venuto in mente di quante volte diciamo di una donna con il seno florido che è “giunonica”, da Giunone, o che è bella come Afrodite.
Negli ultimi anni, l’associazione donne=dee è diventata decisamente inflazionata, grazie al successo del libro “Le dee dentro la donna” di Jean S. Bolen, che però parla degli archetipi piscologici dell’universo femminile. So che a molti professionisti del settore è venuto naturale rifarsi alle teorie della Bolen per parlare della donna, ma ci tengo però a precisare che il mio metodo è originale e sono sicura al 100% della paternità – anzi, della maternità – delle mie idee, che sono già state depositate con tanto di timbro, data e sigillo che fa fede da oltre un anno.
Con Dea Ex Machina individuato all’incirca 50 Dee che coprono le variabili di stile personale che ho riscontrato nell’arco della mia carriera, ma il mio non è un sistema chiuso perché mi piace riservarmi la possibilità di incontrare un giorno una persona che ha caratteristiche uniche che non ho mai rilevato in nessun altro, e individuare una nuova style identity che prima non avevo in considerazione.
Non essendoci, in Italiano, un termine che esprimesse il metodo yin/yang, ho deciso di dare il nome archetipologia a questa disciplina.

L’ANALISI DELLO STILE PERSONALE: COME NASCE DEA EX MACHINA
My body is a temple. Il mio corpo è un tempio. Quando lavoravo come modella, me lo ripetevo come un mantra, per ricordarmi di aver cura di me stessa, di bere tanta acqua, di mangiare sano, di fare esercizio fisico.
Oggi mi rendo conto che mai come ora, quella frase è vera: il nostro corpo è un tempio, e noi siamo le dee.
Se si chiama “stile personale”, un motivo ci sarà. È nostro. Ed è unico. È una caratteristica intrinseca che abbiamo, come avere una voce melodiosa, o il pollice verde, o il talento per la cucina. Ed esattamente come questi doni, va coltivato, va allenato, va curato. In un mondo in cui più o meno tutti possono permettersi tutto a tutti i prezzi, l’unicità è il vero lusso. Nella nostra società borghese, quasi tutti possono permettersi una camicia, ma in pochi possono permettersi una camicia su misura. Ancor meno una camicia su misura con le nostre iniziali ricamate sopra.
Sul web, molte consulenti di immagine ormai parlano di stile limitandosi a dire romantico, sportivo, artistico e via dicendo. Questo non ha niente a che vedere con la mia analisi dello stile: dire che una persona ha uno stile romantico o sportivo non è un lavoro di analisi, ma semplicemente l’osservazione della cliente la quale può arrivare anche da sola alle stesse conclusioni. Il suo stile è dettato dal suo gusto personale, e non c’è dietro uno studio oggettivo delle sue caratteristiche personali.
Con “Dea Ex Machina”, invece, ho voluto parlare di archetipi dello stile – che è ben diverso, e consiste in una fusione di diversi elementi del corpo, ma anche del viso e della personalità. Tiene in considerazione non solo le forme, ma anche i colori, le linee, l’altezza, l’ossatura, la massa grassa, l’attitudine, studiando l’individuo nella sua totalità per trovare tutte le soluzioni più adatte a loro e alla loro unicità. Vestirsi sempre e solo con uno stile “romantico” o “sportivo” può risultare noioso e banale, sia per chi lo indossa che per chi lo guarda. Trovare invece gli strumenti per capire quali sono i tagli, i tessuti, le stampe, i dettagli e gli accessori che ci valorizzano A PRESCINDERE da uno stile univoco e prestabilito, ci dà la possibilità di esprimere la nostra personalità ogni giorno in maniera diversa. Il mio compito, da consulente di immagine, è fornirvi questi strumenti.
Se un giorno mi sento romantica, e il giorno dopo sexy, e quello dopo ancora sportiva, devo poterlo fare liberamente, onorando le mie caratteristiche invece di volerle correggere o nascondere. Chi come me ama la moda e ha una personalità eclettica non vuole incasellarsi in un personaggio, ma brillare di luce propria trovando sempre le soluzioni migliori per la propria style identity. È per questo che Dea Ex Machina si allontana dal metodo – a volte riduttivo – della body shape.

Su Rihanna il colore nero, il materiale, gli accessori così strong sembra che la impacchettino e la involgariscono, mentre su Alessandra Ambrosio l’outfit funziona in toto.
Non è una questione di forme, ma di stile.
“BODY SHAPE” vs DEA EX MACHINA
L’analisi della “body shape” o delle “forme” mette al centro la clessidra come punto di riferimento primario, e tutte le altre forme vengono di conseguenza vestite in modo da “clessidrizzare” la figura. Anche se nei libri non lo dicono, questo è quello che si tende a fare, e ve lo dice una che di body shape ne parlava già nel 2014.
L’idea che ci sia un ideale di corpo – i famosi 90-60-90 – e che le illusioni ottiche degli abiti vengano adoperati per ricreare quell’ideale, trovo che sia mortificante per chi quel tipo di fisico non ce l’ha. Quando mettiamo i colori scuri come top e quelli chiari come pantaloni ad un triangolo invertito, stiamo cercando di restringere otticamente le spalle e allargare i fianchi, di nuovo, per dargli una forma a clessidra.
Ma chi ha detto che una donna deve per forza avere fianchi e bacino proporzionati e punto vita segnato? Perché una donna non può avere i fianchi dritti o le spalle più larghe, senza doverle per forza restringere otticamente attraverso i vestiti? Io ho passato molti anni a desiderare di avere il corpo di Kim Kardashian o Marylin Monroe, strizzandomi in cinture e adoperando ogni tipo di trucchetto per ricreare un punto vita che, di fatto, non ho.
Prendete me e mia cugina: la nostra body shape è la stessa. Siamo due triangoli inversi, ovvero abbiamo le spalle più grosse del bacino. Questo vorrebbe che – secondo le più classiche teorie di consulenza di immagine – ci dovrebbero stare bene le stesse cose, le stesse linee, le stesse forma. E invece non è così, anzi! Molte cose che stanno bene a me, a mia cugina stanno male, e viceversa.
Perché, vi chiederete voi? Perché io sono alta 1.80, ed oltre ad avere le spalle più grandi del bacino ho un viso squadrato, un naso importante, braccia muscolose, ventre piatto, gambe molto lunghe e colori di occhi e capelli molto scuri. Serena, invece, ha il viso tondo, un nasino alla francese molto delicato, braccia tonde e morbide, è alta 1.70 ed ha gli occhi di un castano verde ed i capelli biondi. Non è difficile pensare che ci stiano cose ben diverse: ad esempio, a me stanno molto bene le giacche perché riprendono la linearità delle mie spalle, mentre su di lei la “impacchettano”.
Insomma, nonostante io e mia cugina abbiamo la stessa struttura fisica, tutto il resto è diverso, quasi opposto. Ed è per questo che – anche se condividiamo alcune strategie di stile per la nostra figura, l’impronta d stile generale sarà molto diversa per noi due.
Non è difficile: già solo il fatto di avere due tipi di viso diverso – tondo e quadrato – dovrebbe automaticamente far capire che non possiamo portare le stesse cose quando si tratta di abiti, perché il viso fa parte della nostra immagine nel totale. Idem per i colori: ho già spiegato nel dettaglio l’importanza di indossare i colori giusti per le nostre caratteristiche cromatiche, ma questo è altrettanto vero quando parliamo del nostro look. Se a me stanno bene le stampe animalier o i look monocromatici, a Serena donano dei pattern più delicati e astratti, come il paisley. E questo, credetemi, non c’entra niente con la nostra “body shape”: ogni archetipo di stile contempla diverse possibili combinazioni di forme del corpo e forme del viso.

Immaginate due statue identiche in giardino, una di marmo e una di metallo. Pur avendo la stessa fisionomia, quella di marmo risulterà più armoniosa in un contesto bucolico perché il marmo è un materiale naturale, mentre il metallo risulterà dissonante, fuori contesto. Non è quindi una questione di “forme”, ma di insieme: è normale che due persone che hanno il medesimo fisico a pera ma una è alta 1.80 e l’altra 1.60 indosseranno cose ben diverse!
Come consulente di immagine, offro anche io il servizio di analisi della body shape e reputo sia importante per trovare abiti comodi e funzionali da tutti giorni, ovvero per individuare gli elementi basic delle forme che governeranno il nostro armadio, a prescindere dallo stile. È molto più accessibile e facilmente intuibile, tanto che molte persone riescono ad analizzarsi da sole; ma quello dello stile deve essere un processo creativo da costruire insieme tenendo conto di tutti gli elementi che costituiscono una persona – forme, colori, attitudine, personalità, gusto personale ed essenza.
AMORE E PSICHE
Il metodo “Dea Ex Machina” deriva dalla teoria dello yin e dello yang, già teorizzato da Belle Northrup negli anni ’30. Non ha una figura di riferimento ideale come accade per la body shape, ma due poli opposti: lo yin e lo yang, appunto. Rapportate alla consulenza di immagine, queste sono due essenze opposte che scatenano un’infinita possibilità di combinazioni, persone con caratteristiche, allure e dettagli completamente diversi tra loro, che si distinguono per dei tratti ben precisi non solo della loro forma del corpo, ma anche del loro viso, della loro struttura ossea, del loro appeal e dei loro colori naturali. È una questione di morfologia, sì, ma anche di stile e colore, perché le tre cose non possono prescindere l’una dall’altra.
Nella mia teoria, ho deciso di chiamare queste due forze motrici Amore e Psiche per ricollegarle al mito greco. Amore corrisponde alla forza fisica, della carne, della sensualità, del sentimento, del terreno, della natura; Psiche invece rappresenta forza intellettuale, psicologica, staccata dalla materia, dell’arte, della fierezza, dell’intelletto.
Tutti abbiamo queste due forze dentro di noi: amore e psiche, mente e cuore, spiritualità e sentimento. Quello che cambia è il modo in cui queste due energie confluiscono e interagiscono tra di loro, creando risultati diversi.
In base a come questi elementi si combinano dentro di noi, danno vita a una serie di figure (o archetipi) rappresentato da diverse divinità. Ai due poli opposti dello spettro, troviamo due dee: Atena dea della sapienza e dell’intelletto (Psiche) e Afrodite, dea dell’amore e del romanticismo (Amore).
Mi piace rifarmi alle attrici della vecchia Hollywood per esemplificare questa teoria, perché spesso la loro persona finiva col coincidere con il loro personaggio pubblico, diventando un archetipo in tutto e per tutto ben delineato (Marilyn Monroe era la bomba sexy, Audrey Hepburn la gamine elegante e alla moda, Lauren Bacall la diva austera ecc).
Prendiamo ad esempio Katherine Hepburn e Marilyn Monroe: la prima rappresenta la Psiche pura (dea Atena), mentre la seconda Amore puro (dea Afrodite). La fisonomia della Hepburn è fatta di linee lunghe, affilate, e un’altezza tipica della tipologia Psiche, appunto; Marilyn Monroe, invece, è caratterizzata da linee più corte, morbide e e rotonde, che richiedono di essere accomodate in maniera diversa non solo per forme, ma anche per stampe, geometrie, materiali, tagli e via dicendo.
Sophia Loren incarna una fusione tra questi due archetipi: pur avendo una figura definita, alta e possente, ha comunque curve burrose e rotonde che esprimono molta sensualità. In lei ho ritrovato l’archetipo della dea Persefone.


In epoca moderna, due donne che potrebbero rappresentare gli archetipi Atena e Afrodite sono Keira Knightley e Drew Barrymore.

A queste si affiancano tutte le altre dee, che rappresentano le diverse variabili dell’essere donna: Artemide, dea della caccia, guerriera (Psiche) ma anche degli animali e della natura (Amore); Iris, dea dell’arcobleno (che è un elemento Amore perché è naturale, delicato e tondeggiante) ma anche messaggera dall’oltretomba, che rappresenta il sovrannaturale (Psiche); o Ebe, dea della giovinezza. Al centro ho immaginato la dea Armonia come perfetto equilibrio tra Amore e Psiche.
Ognuna di loro, quindi, ha elementi diversi in proporzioni diverse. Alcune donne hanno più elementi Psiche nel fisico e più elementi Amore nel volto, o viceversa. Altre magari hanno una fisicità simile a quella di Atena, ma un’altezza tipica della dea dell’Amore – le famose petite – ed è così che nasce la figura della dea Nike, la Vittoria, compagna di Atena.
Insomma, l’intero universo si basa sue due forze motrici contrapposte, e tutto è un gioco di equilibrio tra queste parti. Terreno e ultraterreno. Luci e ombre. Bianco e nero. Maschile e femminile.
Per anni ho vissuto un complesso con la mia parte maschile che ho cercato di rinnegare, nascondere, camuffare, eliminare, salvo poi rendermi conto che tutti – uomini, donne, gay, trans – abbiamo energie e caratteristiche maschili e femminili dentro di noi. Penso al naso di Barbara Straisand, al viso spigoloso di Sandra Bullock, o al fisico sportivo e atletico di Federica Pellegrini. Tutti elementi che normalmente considereremmo quasi maschili, androgini, yang; di contro, l’altezza contenuta di Charlie Chaplin o i tratti delicati e gentili di Leonardo di Caprio sono elementi che potremmo identificare come “femminili”, ma che non tolgono – di fatto – mascolinità alla loro persona.
Quello che voglio farvi capire e che ci ho messo io stessa molto tempo a capire è che avere una dominante di tratti più o meno gentili non significa essere più o meno femminili: entrambi convergiamo dentro di noi queste due forze motrici, ed è importante capire come possiamo valorizzare questi elementi nel nostro stile.

VARIETY NOT DIVERSITY
Lo stile è ciò che ci distingue dagli altri, ciò che ci rende unici. Molte mie clienti cadono nell’errore di volersi vestire come le celebrities che vedono sui giornali, o come le influencer nel loro feed di Instagram, ignorando completamente il loro stile personale. Proprio per questo, il mio metodo di analisi dello stile personale e della figura vanno di pari passo, per individuare le caratteristiche di ognuna di noi ed imparare ad accettarle in primis, ad amarle in secondo luogo e, infine, a valorizzarle. La mia concezione della consulenza di immagine è assolutamente positiva e propositiva, volta a mettere in luce i nostri punti di forza, lasciando andare in secondo piano quei piccoli “difetti” che ognuno di noi ha e che non ci piacciono di noi.
Coco Chanel diceva che “Per essere insostituibili, bisogna essere diversi”. A me piace parlare di varietà, e non diversità: quando diciamo che “il mondo è bello perché è vario” non ripetiamo solo un cliché o una frase fatta, ma affermiamo una verità. Sono le nostre caratteristiche personali a renderci unici e a differenziarci da tutti gli altri.
Il mio essere trans mi ha causato tante difficoltà nella vita, ma al tempo stesso è anche quello che mi ha contraddistinto tra tante blogger. I diamanti sono preziosi perché sono differenti da tutte le altre pietre, altrimenti sarebbero semplici sassi. Pensiamo a tante icone che sono diventate famose per una loro caratteristica peculiare: Twiggy era una modella super magra e boyish con i capelli corti in un’epoca in cui andavano attrici sensuali e formose; ma pensiamo anche al diastema di Vanessa Paradis, la vitiligine di Willy Harlow, la pelle nera di Naomi Campbell, le lentiggini di Vanessa Incontrada o le sopracciglia di Brooke Shields, la curve morbide di Ashley Graham, i lineamenti particolari di Armine Harutyunyan che le sono valsi una campagna molto dibattuta con Gucci, o il sedere di Jennifer Lopez e Nicki Minaj che hanno fatto un marchio di fabbrica del “culone” contro cui molte donne combattono.
Il diastema – lo spazietto tra i denti – mi ha sempre causato tanto disagio quando ero piccola, al punto che non ho foto di me che sorrido fino all’età adulta. Fu una fotografa di moda a dirmi che amava quella mia caratteristica e che avrei dovuto metterla in risalto nelle foto, e oggi penso a quanto tempo ho sprecato a non sorridere e a voler combattere contro qualcosa che semplicemente mi rendeva me stessa.
Perché essere normali, quando possiamo essere straordinari?

CHE DEA SONO?
So che ora tutte voi che siete arrivate fin qui vi starete chiedendo: e io, che dea sono?
Come per l’armocromia, anche l’analisi dello stile (col metodo kibbe o qual altro che sia) deve essere svolto da un professionista. In primis perché non siamo obiettivi con noi stessi, in secondo luogo perché non basta svolgere un test online per poter capire alcune dinamiche e sfumature dello stile, ma servono conoscenze e studi più ampi e precisi per poter determinare l’identità stilistica di una persona nel suo insieme.
Inoltre, guardando noi stessi non siamo mai completamente oggettivi, ma sempre in qualche modo influenzati da ciò che ci piace o da ciò che vorremmo essere.
Per prenotare un’analisi di stile con me, puoi scrivermi al mio indirizzo email escielzo@hotmail.it o sulla mia pagina Instagram @enricascielzo
